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Foto storica del centro di Sacile

Storia

Storia della città

“Questo loco è ben situado, circonda uno miglio; à una bella et grande piaza con un bellissimo Palazo di Rason sopra la loza; driedo de la piaza, overo loza, è un castello assà forte ove habita el Podestà…”
Marino Sanudo (Le citade et castelli descripte per hordine, 1483)

La Sacile che oggi è dato vedere risale all’età rinascimentale e moderna, che è anche l’età dell’oro della Repubblica Veneta, alla cui “serenissima” ombra la città-porta del Friuli si sviluppò, a partire dal 1420. Pressoché invisibili, invece, e a malapena immaginabili, sono le vestigia più remote o magari primitive: quelle che fecero della città, posta in luogo strategico, all’incrocio di una strada regia con un fiume navigabile, sia un florido emporio commerciale, sia una munita piazzaforte dello stato patriarcale friulano.

SACILE

Le origini

Le origini della città sono antiche, risalenti all’alto Medioevo, quando il guado attraverso il fiume Livenza divenne strategicamente importante dal punto di vista economico. Fonti certe attestano che, dopo la conquista carolingia, il duca del Friuli, Enrico, vi fece edificare nel 796, “pro remedio anime sue” una chiesa in onore di San Nicolò. Intorno a questa chiesa si sviluppò il centro abitato, che si fortificò dopo le invasioni ungare, divenendo centro nevralgico per il commercio e la riscossione di dazi. Maggiore interesse le venne creandosi intorno allorché, nel 1077, passò, per volere dell’imperatore Enrico IV, nelle mani della chiesa aquileiese, la quale ebbe il merito di dare un’ulteriore spinta allo sviluppo della città.

Il periodo comunale (1190-1420)

Una serie di diritti e prerogative acquisite attraverso il costante e benevolo intervento dei patriarchi aquileiesi portò, nel 1190, alla concessione del “privilegio di borghesia”, ossia delle libertà comunali. La città poté quindi dotarsi, prima in Friuli, di statuti propri. Per Sacile si aprirono prospettive stimolanti: mentre tutt’intorno la feudalità regnava sovrana, nella città “libera” si andava affermando un’imprenditoria mercantile che farà a lungo la fortuna della città e dei suoi abitanti. I secoli XIII e XIV furono caratterizzati da numerosi scontri bellici, che coinvolsero Sacile in virtù del suo ruolo economico e durante i quali la città fu presa e liberata, perduta e incendiata, subendo violenze e saccheggi. Per i sacilesi questi combattimenti rappresentarono un atto di fedeltà al patriarcato, la libertà di commercio, l’attaccamento all’istituzione del Comune ed al privilegio di autonomia costantemente minacciato da feudatari minori.

Il periodo veneziano (1420-1797)

Nel 1411, a seguito dell’espansione della Repubblica di Venezia verso la terraferma, Sacile firmò con il Senato Veneto un patto di reciproca assistenza e difesa. In cambio dell’aiuto dei sacilesi contro l’imperatore Sigismondo (in guerra con i veneziani per il possesso delle coste istriane), Venezia riconosceva alla Comunità i diritti e le prerogative godute sotto il governo dei patriarchi. Il conflitto terminò però a favore di Sigismondo. Venezia tornò alla carica riconquistando Sacile nel 1419, che, da allora, le restò fedele fino all’arrivo di Napoleone e alla conseguente fine della Repubblica nel 1797. La dominazione veneziana non portò grandi cambiamenti: al rappresentante del Patriarca si sostituì quello del Senato Veneto che nel frattempo aveva riconfermato alla città le prerogative del passato. Iniziò un lungo periodo di pace che favorì una intensa vitalità politica e culturale ed un significativo risveglio economico. Il conseguente benessere portò al riassetto urbanistico influenzato dalla cultura umanistica che incise non solo sui moduli urbani, ma anche sulle condizioni sociali attraverso una serie di servizi (assistenza sanitaria, istruzione gratuita, lotta all’indigenza, monte dei pegni) creando la città che ancor oggi, in buona parte, è visibile.

Le dominazioni francesi e austriache (1798-1866)

La lunga serie di battaglie tra francesi e austriaci sul territorio lombardo e veneto tocca Sacile per la prima volta il 13 marzo 1797: sconfitti gli austriaci, il generale Bonaparte entra a Sacile per proseguire poi verso il Tagliamento. Sotto il dominio francese viene istituita la municipalità in sostituzione del Consiglio nobile. Dopo pochi mesi l’impero austriaco riprende possesso della città (1798) per cederla poi nuovamente ai francesi nel 1805 che vi si insediarono fino al 1813. Caduto però l’astro napoleonico nel 1815, tutti i territori italiani rientrarono in possesso dell’Austria e così Sacile. La nuova struttura amministrativa viennese non differì molto da quella francese: Sacile diventò un capoluogo di distretto con a capo un podestà, una municipalità (giunta) ed un consiglio comunale. La città voltava così definitivamente pagina rispetto al passato.

Dall’unità d’Italia ad oggi (1866-oggi)

L’Unità d’Italia, sostenuta a gran voce dalla classe borghese che sempre più si era sostituita al ceto nobile nel governo della città e sancita dall’unanime votazione plebiscitaria, portò all’accoglienza in stazione ferroviaria di re Vittorio Emanuele II diretto a Udine per i festeggiamenti. In questo periodo numerosi erano i problemi che rimanevano da combattere, ma anche molti i progressi raggiunti sia nel settore agricolo che in quello industriale ed edilizio. La Grande Guerra trasformò Sacile in una città prettamente militare causandole grande distruzione (Sacile fu bombardata principalmente per la presenza dell’importante linea ferroviaria Venezia-Udine). Non meno disastrosa fu la seconda guerra mondiale, superata grazie agli aiuti americani che aprirono la strada al grande boom economico degli anni sessanta. A seguito dell’ultimo terremoto, quello del 1976, successivo a quelli del 1873 e 1936, la città si è dotata di armoniche strutture architettoniche che la ripagano delle perdite subite nella sua lunga storia.