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testo di prova

Giovanni De Sandre

Una mente “spaziale”.

Ingegnere sacilese, è stato uno dei padri della P101, primo desktop computer programmabile al mondo, utilizzato anche nella missione Apollo 11.

Precursore dei personal computer, Giovanni De Sandre (classe 1935) è nato a Sacile e ha compiuto nella sua città i primi studi, prima di trasferirsi a Milano nel 1954 per conseguire la laurea in ingegneria elettrotecnica (ingegneria elettronica odierna) al Politecnico (dicembre ’59). Era un periodo florido per chi possedeva una laurea scientifica e il giovane De Sandre, fresco di studi, non era a digiuno di proposte d’impiego. Nel 1960 entrò in Olivetti, dove trovò un ambiente libero, confortevole e stimolante; queste condizioni gli permisero di dedicarsi, dopo diversi lavori sempre più impegnativi e difficoltosi, ad un progetto del tutto nuovo: la Olivetti P101. 

Inizialmente questo ambizioso progetto venne valutato sul piano teorico. L’obiettivo prefissato da De Sandre – una delle colonne della squadra capitanata dall’ingegner Pier Giorgio Perotto – era di concepire una macchina in grado di soddisfare dei requisiti essenziali: doveva essere economica, di dimensioni contenute e semplice da utilizzare, ma soprattutto doveva permettere all’utente di svolgere un qualcosa in più rispetto alle quattro operazioni che già si potevano compiere con le macchine meccaniche. Il programma doveva naturalmente essere racchiuso in una memoria in grado di custodire un gran numero di dati. Un sogno per qualunque ingegnere come lui che avrebbe tanto voluto automatizzare il lavoro, quando studiava al Politecnico!

In questo progetto gli ingegneri ci credevano davvero, tanto da non abbattersi di fronte alla particolare situazione che la Olivetti stava vivendo: aveva appena “consegnato le chiavi” della divisione elettronica ad un’altra azienda, la General Electric, affatto interessata a dei computer italiani. Detto fatto: con uno stratagemma messo in atto durante la notte, gli ingegneri modificarono la classificazione della macchina da “computer” a “calcolatore”, rendendola poco appetibile e consentendo quindi la prosecuzione dei lavori. 

Inaugurato nel 1962, il prototipo dimostrativo finale poteva ritenersi concluso nel 1964, permettendo così di realizzare un sogno: “the first desktop computer in the world”

Il primo computer da tavolo al mondo, che non aveva schermi ma una stampante su rotolo di carta come unico strumento di visualizzazione, venne presentato al BEMA (Busineess Equipment Manufacturers Associacion) di New York nell’ottobre 1965. Al posto di unità di memorizzazione a nastro magnetico, enormi ed ingombranti, la P101 – soprannominata “Perottina” – presentava delle schede magnetiche programmabili di ridotte dimensioni e semplici da utilizzare. Il successo di pubblico fu travolgente, lo stand Olivetti era il più affollato, la gente meravigliata ed entusiasta tanto che in un articolo del New York Journal American fu scritto: “ci sarà prima un computer in ogni ufficio che due macchine in ogni garage”. La NASA acquistò immediatamente dieci modelli da utilizzare per il programma Apollo 11. Fu una reazione a catena: era nata la nuova filosofia della informatica individuale e nel giro di cinque anni sono stati venduti più di 40.000 esemplari. 

La P101, via di mezzo tra una macchina calcolatrice da tavolo e personal computer, è oggi esposta al MoMA, The Museum of Modern Art. 

Giovanni De Sandre ha ricevuto il sigillo della città di Sacile nel 2014 e, nonostante tutti i sacrifici, non nega che rifarebbe tutto daccapo. 

 

Sue dichiarazioni

“L’importante è capire cosa, tra le tante novità, è veramente utile per migliorarci la vita”

“Io credo che il fatto di lavorare alla P101, non sia stato da subito un qualcosa di innovativo. Per me inizialmente era soprattutto una forte esigenza”

“L’innovazione vuol dire voglia di andare nel deserto inesplorato, sperando di trovare un’oasi, una soluzione che però non ci siamo trovati già pronti, ma che abbiamo realizzato noi”

“Per l’Apollo 11 avevamo un computer da tavolo (…) che si chiamava Olivetti Programma 101. Era una specie di supercalcolatore. Poteva fare somme, sottrazioni, moltiplicazioni e sottrazioni, ma poteva anche ricordare una sequenza di queste cose e poteva registrarla su una tessera magnetica (…). Quindi tu eri in grado di scrivere una sequenza, una sequenza di programma, e fargliela eseguire” David W. Whittle, Johnson Space Center, NASA